Fitness e dati personali: il fenomeno dei fitness tracker

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11/01/24

Il Garante privacy ha affrontato un tema di cui si parla poco: il trattamento di dati personali da parte dei fitness tracker. 

Ritmo cardiaco durante la lezione di spinning; il tragitto della corsetta giornaliera; gli appuntamenti in palestra e il numero di addominali, flessioni e salti che facciamo durante la settimana; e poi ancora il nostro peso, la nostra altezza, quello che mangiamo, perfino il livello di stress e le ore di sonno. Sono i dati che possono raccogliere e trattare app e dispositivi fitness tracker e che spesso concediamo con troppa poca attenzione.

Si tratta di dati di natura sensibile perché riguardanti la salute e le condizioni psico-fisiche o comunque molto delicati perché possono rivelare abitudini di vita e di consumo, spostamenti, perfino relazioni sociali.

Ma non finisce qui: i dati rischiano anche di essere ceduti a terzi per finalità di profilazione o addirittura possono finire nelle mani di non ne vuole fare buon uso, con ricadute anche sulla sicurezza personale. Basti pensare al rischio che si corre quando condividiamo dove, quando e per quanto tempo svolgeremo la nostra sessione di allenamento.

App e dispositivi fitness tracker sono poi di solito connessi alla rete Internet e con altre app e dispositivi di vario genere, con tutto quello che ciò implica per quanto riguarda la moltiplicazione esponenziale dei dati trattati e diffusi e i possibili rischi legati alla sicurezza informatica.

In generale, quindi, si tratta di strumenti che vanno anche usati con la consapevolezza e la cautela necessarie a garantire una adeguata protezione della propria riservatezza e dei propri dati personali.

Il Garante, visti i rischi, ha realizzato una pagina tematica in cui dà dei suggerimenti per gestirli al meglio. 

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