Autonomia differenziata: cosa cambierà?

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25/01/24

Martedì 23 gennaio il Senato ha approvato con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti, il ddl per l'attuazione dell'autonomia differenziata: ora il testo passa alla Camera per la seconda lettura. 

Quale l'oggetto del testo di legge? Venti materie oggi di legislazione concorrente potrebbero passare integralmente a carico gli enti regionali. Ma non finisce qui: anche altre tre materie oggi di competenza solo centrale – l’organizzazione della giustizia di pace, le norme generali sull'istruzione, la tutela dell’ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali- potrebbero essere decentrate se la riforma passerà.

Nel caso in cui il testo non subisse arresti, il passaggio di competenza alle Regioni non sarebbe automatico, ma su richiesta e il testo prevede infatti la possibilità di trattenere parte del gettito fiscale generato sul territorio per il finanziamento dei servizi e delle funzioni di cui si chiede il trasferimento.

Il disegno di legge, come afferma l’articolo 1, punta a definire i principi generali per l'attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia (previste dall’articolo 116 della Costituzione), nonché le relative modalità procedurali di approvazione delle intese tra lo Stato e le singole regioni interessate. Finora a rivendicare un maggiore protagonismo amministrativo sono state Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. L’iter per ottenere l’autonomia prevede prima lo schema di base tra Stato-Regione, poi gli emendamenti di Conferenza unificata e commissioni parlamentari, a seguire l’approvazione del Consiglio regionale, infine un disegno di legge del Consiglio dei ministri che il Parlamento dovrà esaminare e votare.

Un punto fondamentale della legge stabilisce che l'attribuzione di ulteriore autonomia alle Regioni è consentita subordinatamente alla determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni previsti dalla Costituzione (Lep) e riguardanti tutte le Regioni del Paese; dovrà quindi essere stabilito il livello minimo di servizi da rendere al cittadino in maniera uniforme in tutto il territorio.

I sostenitori dell’autonomia differenziata sostengono che la maggiore responsabilizzazione delle Regioni possa spingere tutti verso un supplemento di efficienza; i contrari, invece, temono che la devoluzione accentuerà le già evidenti disparità sociali e territoriali del Paese.

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